Editorial Tropea (Milán) editó en italiano "El otro Imperio Cristiano", publicado en España por Nowtilus, en México por Lectorum y en Bulgaria por Ciela. A continuación una síntesis del comentario publicado por la Revista Erasmo (Gran Oriente de Italia).
L’altro impero Cristiano
Gli inizi sconosciuti della Massoneria, il suo collegamento segreto con i benedettini e i templari, il ruolo di questa società nella costruzione delle cattedrali e la sua evoluzione sino al XVIII secolo sono gli argomenti di «L’altro impero cristiano»), l’ultimo libro dello storico argentino della
Massoneria Eduardo R. Callaey.
Massonería cristiana
In questo libro “L´Altro Impero Cristiano, Eduardo R. Callaey tenta di addentrarsi nel mondo e nella storia della Massoneria al di là di qualsiasi mitologia. E’ un saggio storico, che abbraccia un arco di tempo che va dalle origini delle logge massoniche nel Medioevo sino al XVIII secolo e ha ricevuto una buona accoglienza in diversi settori associati a questa società segreta.
“Quello che tento di spiegare nel libro è che le prime condanne della Chiesa contro la Massoneria avvennero in un contesto politico e non clericale. In realtà, i massoni scozzesi cercavano solamente di divulgare l’idea di un Cristianísimo transnazionale per superare così le división che avevano decimato l’Europa con le guerre religiose”. Tuttavia, “nel XIX secolo le cose cambiano. A quel punto sorge una Massoneria di taglio chiaramente anticlericale. E’ il momento in cui si producono le modifiche del Grande Oriente di Francia, che abbandona, tra i propri membri, l’obbligatorietà di credere in Dio, la doctrina della trascendenza dell’anima e toglie la Bibbia dalle are delle logge che si trasformano così in altari laici”. Questo fatto è molto curioso perché, apparentemente, nel mondo ha trionfato - per lo meno pubblicamente - la corrente francese, e quella scozzese rimane ignorata, mentre - secondo Callaey - in realtà “una grande percentuale di massoni nel mondo è cristiana”.
Monaci costruttori
In questo primo libro della tetralogia Callaey esplora il nesso tra i templari e i massoni.
E ciò non è altro che l’Ordine religioso di San Benedetto, il più potente del mondo occidentale del tempo “L’Europaera stata decimata dalle invasioni barbariche - ci spiega Callaey - e un giorno appare San Benedetto da Norcia che dice che bisogna salvare ciò che si può dell’antica cultura occidentale. Sono i monaci che si mettono a copiare i libri, a salvare i pochi busti e rovine romane e si pongono a capo della costruzione di chiese nelle abbazie. In pochi sanno che, in soli 300 anni, sono state spostate più pietre che nell’intera storia d’Egitto. Sto parlando di migliaia di cattedrali, abbazie, monasteri...
E questo lavoro è stato iniziato dai benedettini” che, secondo il nostro storico, sono la vera origine germinale della Massoneria. Sino a quel momento le chiese non erano nelle città. Il trasferimento delle chiese in area urbana si verifica nel periodo gotico. “Ciò implica l’inizio della secolarizzazione del fatto religioso perché, finché non apparirono le cattedrali nel centro delle città, la gente andava nei monasteri perché lì si teneva la messa”. In questo
contesto “i benedettini svilupparono un’unità speciale di lavoro che erano le logge di costruttori. Costoro sono i primi a utilizzare in senso cerimoniale tutta la simbologia
architettonica, compreso il grembiule di pelle, e a partire da essi si sviluppa l’iconografia massonica”.
Simbolismo massonico
In effetti, ai grandi abati costruttori veniva consegnato un grembiule di pelle, che i documenti latini descrivono di “mirabile fattura” per distinguerli dall’operaio, il che significava che chi lo portava era un maestro costruttore. “Noi massoni molto spesso utilizziamo l’allegoria della pietra grezza. Per noi il profano che iniziamo è una pietra, un blocco appena estratto dalla cava. Ma il compito allegorico del massone è quello di erigere un tempio di virtù per la gloria del Grande Architetto dell’Universo.
E’ una costruzione individuale e sociale. Ogni pietra deve incastrarsi con l’altra e il lavoro del massone è quello di trasformare la pietra grezza in una pietra cubica, capace di partecipare di questa costruzione collettiva”. E sul filo di questa idea Eduardo R. Callaey fa una constatazione singolare: “Sono i benedettini che iniziano a parlare di quadrare la pietra.
Loro credevano che chi costruisce un tempio deve possedere una serie di virtù ed essere cosciente del fatto che sta innalzando un tempio. Per quadrare la pietra c’è bisogno di un compasso, una livella, un filo a piombo e di tutti gli utensili che fanno parte del simbolismo massonico”.
Frater conversus
Il problema sorge a metà dell’XI secolo, quando il movimento cluniacense, prima tappa espansiva dei benedettini guadagna dimensione e peso politico tale – Carlo Magno colloca un benedettino persino a capo di York per organizzare le scuole dell’impero - da non essere sufficienti al loro progetto. “Nella misura in cui questo processo prende piede si produce una domanda di mano d’opera a causa della quantità di monasteri e abbazie che venivano costruiti simultaneamente.
Quindi debbono inventare una figura che non esisteva: un laico annesso al monastero, senza voto di obbedienzané di castità, dato che aveva famiglia in paese, che prese il nome di frater conversus”. Questa nuova mano d’opera laica va a integrarsi sotto l’autorità delle logge benedettine di costruttori e a organizzarsi gerarchicamente. “Così nasce la differenza
tra l’apprendista e il maestro. Quest’ultimo era colui che conosceva i segreti Della costruzione, che erano una cosa molto misteriosa; la scoperta delle proporzioni, della chiave di volta, dei calcoli della tensione tra le pareti e i sordini erano patrimonio dei maestri del mestiere. Ciò coincide anche con il processo storico di formazione delle
confraternite di artigiani del Medioevo, quando essere maestro significava automaticamente
far parte di un’altra classe sociale, di un altro ceto”. I maestri quinde costituivano una corporazione molto chiusa, nelle cui confraternite non entrava un nuovo membro finché non ne moriva uno già esistente. E avevano potere politico anche nei municipi.
II senso dei segni
I benedettini, quindi, inventano i segni segreti che secondo Callaey avevano lo scopo di differenziare le loro conoscenze e di conseguenza il rango ottenuto nel loro lavoro.
“All’inizio gli apprendisti erano obbligati a portare la barba, e per quello ricevevano il nome di fratres barbati, mentre il maestro poteva radersi. Inoltre, erano obbligati a usare un segno che permetteva l’identificazione del loro rango. Quando qualcuno terminava di costruire un tempio in un luogo e si trasferiva altrove, eseguiva davanti all’abate il segno quando erano completamente soli, e questipoteva in tal modo capire se il rango dell’ultimo arrivato era quello di apprendista o di maestro”. Callaey ci svela anche una radice etimologica diversa per la parola «massone». Secondo San Isidoro di Siviglia nel suo libro Etimologie, dove è riunito tutto il sapere dell’epoca, nell’VIII secolo le impalcature venivano indicatecon il vocabolo greco machion. Questo termine sarebbe passato poi al francese come maçon e all’inglese come mason, con il significato in entrambi i casi di muratore. Ancora più interessante è ilrapporto tra i benedettini e la preparazione delle crociate e del successivo progetto templare.
Istigatori delle crociate
“Praticamente la totalità dei medievalista del XX secolo conviene sul fatto che la riconquista del Santo Sepulcro fu un progetto cluniacense anteriore alle crociate. Questi monaci non solo si recarono in pellegrinaggio in Terrasanta, ma stabilirono anche, lungo tutto il percorso, abbazie e monasteri per ospitare i pellegrini. Poterono rimanere a Gerusalemme perché Carlo Magno era arrivato a stringere un patto politico molto importante con il sultano Harun al- Rashid, meticolosamente dimenticato dall’Occidente perché ha a che vedere con l’insediamento degli ebrei nel sud della Francia.
E iniziarono a sviluppare il concetto di Milizia di Cristo addiritturaprima di Sant’Agostino. Per loro il cavaliere era quasi un monaco. Il suo scopo aveva a che vedere più con la Fede che con la guerra. E la stessa cosa accade con il fine delle crociate. Decisa da un nucleo molto ristretto di persone, nel quale uno deipersonaggi più importante era San Ugo, abate di
Cluny, l’influenza benedettina fu fondamentale nella loro concezione. E vengono ideate fattivamente, proprio come le aveva suggerite papa Gregorio, alla metà dell’XI secolo, con il proposito di riscattare i luoghi santi della cristianità”. Va attribuita ai cluniacense anche l’idea di un regno cristiano con base a Gerusalemme che avrebbe controllato tutto l’Occidente. Per dirlo con le parole di questo storico massone argentino: “sono i primi creatori di un progetto paneuropeo. Pertanto, quando Urbano II (un cluniacense) fa il suo famoso discorso, sono mature le condizioni politico-sociali per convocare una crociata pianificata al millimetro con il consenso di tre o quattro nobili europei, tra i quali si distingue Goffredo di Bouillon”.
Gli studi di Eduardo R. Callaey su questo personaggio sono rivelatori, specialmente per ciò che riguarda la fondazione dell’Ordine di Santa Maria del Monte Sion a Gerusalemme e i suoi rapporti con dei misteriosi monaci calabresi, anche loro cluniacensi, che apportarono materiale logistico alle crociate. “Il processo storico che porta alle crociate coincide con l’auge delle costruzioni romaniche e gotiche. Ragion per cui possiamo affermare che i benedettini - con i loro masón laici (i fratelli conversi) – e i templari coesistettero nella
stessa epoca sotto una regola simile e un’organizzazione di tale grandezza che sembra assurdo pensare che non vi sia stato uno spirito comune tra loro”.
Allo stesso modo, per questo massone argentino, “la storia della Frammassoneria non è completa se non si considera il movimento cluniacense e la storia del Tempio non si risolve né si spiega senza il movimento cistercense. In entrambi i casi sullo sfondo si staglia lo spirito benedettino, l’influenza dei suoi potenti abatie una spiritualità che esce dal chiostro
per penetrare profondamente nel secolare.
Non può essere evitato qui il marchio perfetto della triade massonica della Sapienza, Forza e Bellezza. I tre principi essenziali della Frammassoneria”.
Gli inizi sconosciuti della Massoneria, il suo collegamento segreto con i benedettini e i templari, il ruolo di questa società nella costruzione delle cattedrali e la sua evoluzione sino al XVIII secolo sono gli argomenti di «L’altro impero cristiano»), l’ultimo libro dello storico argentino della
Massoneria Eduardo R. Callaey.
Massonería cristiana
In questo libro “L´Altro Impero Cristiano, Eduardo R. Callaey tenta di addentrarsi nel mondo e nella storia della Massoneria al di là di qualsiasi mitologia. E’ un saggio storico, che abbraccia un arco di tempo che va dalle origini delle logge massoniche nel Medioevo sino al XVIII secolo e ha ricevuto una buona accoglienza in diversi settori associati a questa società segreta.
“Quello che tento di spiegare nel libro è che le prime condanne della Chiesa contro la Massoneria avvennero in un contesto politico e non clericale. In realtà, i massoni scozzesi cercavano solamente di divulgare l’idea di un Cristianísimo transnazionale per superare così le división che avevano decimato l’Europa con le guerre religiose”. Tuttavia, “nel XIX secolo le cose cambiano. A quel punto sorge una Massoneria di taglio chiaramente anticlericale. E’ il momento in cui si producono le modifiche del Grande Oriente di Francia, che abbandona, tra i propri membri, l’obbligatorietà di credere in Dio, la doctrina della trascendenza dell’anima e toglie la Bibbia dalle are delle logge che si trasformano così in altari laici”. Questo fatto è molto curioso perché, apparentemente, nel mondo ha trionfato - per lo meno pubblicamente - la corrente francese, e quella scozzese rimane ignorata, mentre - secondo Callaey - in realtà “una grande percentuale di massoni nel mondo è cristiana”.
Monaci costruttori
In questo primo libro della tetralogia Callaey esplora il nesso tra i templari e i massoni.
E ciò non è altro che l’Ordine religioso di San Benedetto, il più potente del mondo occidentale del tempo “L’Europaera stata decimata dalle invasioni barbariche - ci spiega Callaey - e un giorno appare San Benedetto da Norcia che dice che bisogna salvare ciò che si può dell’antica cultura occidentale. Sono i monaci che si mettono a copiare i libri, a salvare i pochi busti e rovine romane e si pongono a capo della costruzione di chiese nelle abbazie. In pochi sanno che, in soli 300 anni, sono state spostate più pietre che nell’intera storia d’Egitto. Sto parlando di migliaia di cattedrali, abbazie, monasteri...
E questo lavoro è stato iniziato dai benedettini” che, secondo il nostro storico, sono la vera origine germinale della Massoneria. Sino a quel momento le chiese non erano nelle città. Il trasferimento delle chiese in area urbana si verifica nel periodo gotico. “Ciò implica l’inizio della secolarizzazione del fatto religioso perché, finché non apparirono le cattedrali nel centro delle città, la gente andava nei monasteri perché lì si teneva la messa”. In questo
contesto “i benedettini svilupparono un’unità speciale di lavoro che erano le logge di costruttori. Costoro sono i primi a utilizzare in senso cerimoniale tutta la simbologia
architettonica, compreso il grembiule di pelle, e a partire da essi si sviluppa l’iconografia massonica”.
Simbolismo massonico
In effetti, ai grandi abati costruttori veniva consegnato un grembiule di pelle, che i documenti latini descrivono di “mirabile fattura” per distinguerli dall’operaio, il che significava che chi lo portava era un maestro costruttore. “Noi massoni molto spesso utilizziamo l’allegoria della pietra grezza. Per noi il profano che iniziamo è una pietra, un blocco appena estratto dalla cava. Ma il compito allegorico del massone è quello di erigere un tempio di virtù per la gloria del Grande Architetto dell’Universo.
E’ una costruzione individuale e sociale. Ogni pietra deve incastrarsi con l’altra e il lavoro del massone è quello di trasformare la pietra grezza in una pietra cubica, capace di partecipare di questa costruzione collettiva”. E sul filo di questa idea Eduardo R. Callaey fa una constatazione singolare: “Sono i benedettini che iniziano a parlare di quadrare la pietra.
Loro credevano che chi costruisce un tempio deve possedere una serie di virtù ed essere cosciente del fatto che sta innalzando un tempio. Per quadrare la pietra c’è bisogno di un compasso, una livella, un filo a piombo e di tutti gli utensili che fanno parte del simbolismo massonico”.
Frater conversus
Il problema sorge a metà dell’XI secolo, quando il movimento cluniacense, prima tappa espansiva dei benedettini guadagna dimensione e peso politico tale – Carlo Magno colloca un benedettino persino a capo di York per organizzare le scuole dell’impero - da non essere sufficienti al loro progetto. “Nella misura in cui questo processo prende piede si produce una domanda di mano d’opera a causa della quantità di monasteri e abbazie che venivano costruiti simultaneamente.
Quindi debbono inventare una figura che non esisteva: un laico annesso al monastero, senza voto di obbedienzané di castità, dato che aveva famiglia in paese, che prese il nome di frater conversus”. Questa nuova mano d’opera laica va a integrarsi sotto l’autorità delle logge benedettine di costruttori e a organizzarsi gerarchicamente. “Così nasce la differenza
tra l’apprendista e il maestro. Quest’ultimo era colui che conosceva i segreti Della costruzione, che erano una cosa molto misteriosa; la scoperta delle proporzioni, della chiave di volta, dei calcoli della tensione tra le pareti e i sordini erano patrimonio dei maestri del mestiere. Ciò coincide anche con il processo storico di formazione delle
confraternite di artigiani del Medioevo, quando essere maestro significava automaticamente
far parte di un’altra classe sociale, di un altro ceto”. I maestri quinde costituivano una corporazione molto chiusa, nelle cui confraternite non entrava un nuovo membro finché non ne moriva uno già esistente. E avevano potere politico anche nei municipi.
II senso dei segni
I benedettini, quindi, inventano i segni segreti che secondo Callaey avevano lo scopo di differenziare le loro conoscenze e di conseguenza il rango ottenuto nel loro lavoro.
“All’inizio gli apprendisti erano obbligati a portare la barba, e per quello ricevevano il nome di fratres barbati, mentre il maestro poteva radersi. Inoltre, erano obbligati a usare un segno che permetteva l’identificazione del loro rango. Quando qualcuno terminava di costruire un tempio in un luogo e si trasferiva altrove, eseguiva davanti all’abate il segno quando erano completamente soli, e questipoteva in tal modo capire se il rango dell’ultimo arrivato era quello di apprendista o di maestro”. Callaey ci svela anche una radice etimologica diversa per la parola «massone». Secondo San Isidoro di Siviglia nel suo libro Etimologie, dove è riunito tutto il sapere dell’epoca, nell’VIII secolo le impalcature venivano indicatecon il vocabolo greco machion. Questo termine sarebbe passato poi al francese come maçon e all’inglese come mason, con il significato in entrambi i casi di muratore. Ancora più interessante è ilrapporto tra i benedettini e la preparazione delle crociate e del successivo progetto templare.
Istigatori delle crociate
“Praticamente la totalità dei medievalista del XX secolo conviene sul fatto che la riconquista del Santo Sepulcro fu un progetto cluniacense anteriore alle crociate. Questi monaci non solo si recarono in pellegrinaggio in Terrasanta, ma stabilirono anche, lungo tutto il percorso, abbazie e monasteri per ospitare i pellegrini. Poterono rimanere a Gerusalemme perché Carlo Magno era arrivato a stringere un patto politico molto importante con il sultano Harun al- Rashid, meticolosamente dimenticato dall’Occidente perché ha a che vedere con l’insediamento degli ebrei nel sud della Francia.
E iniziarono a sviluppare il concetto di Milizia di Cristo addiritturaprima di Sant’Agostino. Per loro il cavaliere era quasi un monaco. Il suo scopo aveva a che vedere più con la Fede che con la guerra. E la stessa cosa accade con il fine delle crociate. Decisa da un nucleo molto ristretto di persone, nel quale uno deipersonaggi più importante era San Ugo, abate di
Cluny, l’influenza benedettina fu fondamentale nella loro concezione. E vengono ideate fattivamente, proprio come le aveva suggerite papa Gregorio, alla metà dell’XI secolo, con il proposito di riscattare i luoghi santi della cristianità”. Va attribuita ai cluniacense anche l’idea di un regno cristiano con base a Gerusalemme che avrebbe controllato tutto l’Occidente. Per dirlo con le parole di questo storico massone argentino: “sono i primi creatori di un progetto paneuropeo. Pertanto, quando Urbano II (un cluniacense) fa il suo famoso discorso, sono mature le condizioni politico-sociali per convocare una crociata pianificata al millimetro con il consenso di tre o quattro nobili europei, tra i quali si distingue Goffredo di Bouillon”.
Gli studi di Eduardo R. Callaey su questo personaggio sono rivelatori, specialmente per ciò che riguarda la fondazione dell’Ordine di Santa Maria del Monte Sion a Gerusalemme e i suoi rapporti con dei misteriosi monaci calabresi, anche loro cluniacensi, che apportarono materiale logistico alle crociate. “Il processo storico che porta alle crociate coincide con l’auge delle costruzioni romaniche e gotiche. Ragion per cui possiamo affermare che i benedettini - con i loro masón laici (i fratelli conversi) – e i templari coesistettero nella
stessa epoca sotto una regola simile e un’organizzazione di tale grandezza che sembra assurdo pensare che non vi sia stato uno spirito comune tra loro”.
Allo stesso modo, per questo massone argentino, “la storia della Frammassoneria non è completa se non si considera il movimento cluniacense e la storia del Tempio non si risolve né si spiega senza il movimento cistercense. In entrambi i casi sullo sfondo si staglia lo spirito benedettino, l’influenza dei suoi potenti abatie una spiritualità che esce dal chiostro
per penetrare profondamente nel secolare.
Non può essere evitato qui il marchio perfetto della triade massonica della Sapienza, Forza e Bellezza. I tre principi essenziali della Frammassoneria”.
Josep Gijarro
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